Anonimo

chiede:

Buongiorno. Sono alla 23^ settimana di gravidanza e sono sempre stata negativa al virus della toxoplasmosi. Ho ritirato oggi gli esami e risultano 1.98, quindi positivo (maggiore di 1), con sotto la seguente precisazione: la presenza di anticorpi IGM nel test di screening non è stata confermata da un secondo test eseguito (metodo ELFA), risultato negativo. Si consiglia di ripetere il prelievo tra 2-3 settimane. Questo potrebbe anche voler dire che potrei aver contratto il virus di recente e che quindi al prossimo esame potrebbe essere più alto il valore e quindi meglio confermabile? A questo punto della gravidanza quali potrebbero esser i danni per il feto? Ci sono cure antibiotiche possibili e urgenti da fare? Grazie, distinti saluti.

Gentile Signora, se ho ben capito, la sua positività attuale riguarda le sole IgM. La comparsa di IgM in gravidanza in un individuo che risultava essere precedentemente negativo, sicuramente fa avanzare il sospetto di infezione materna. Ovviamente occorre fare il cosiddetto test di conferma (western blot). Se il test di conferma risulta negativo è possibile che si possa trattare di un falso allarme; ad ogni modo è sempre meglio dopo 20 giorni circa, ripetere il dosaggio delle IgG e delle IgM. Anche in caso di solo sospetto di infezione materna, conviene effettuare però un trattamento antibiotico idoneo (di solito con spiramicina), da continuare per il proseguo della gravidanza se l’infezione venisse confermata o da interrompere in caso di falso allarme. Tale trattamento riduce la possibilità che la eventuale infezione materna possa essere trasmessa al feto. La possibilità che il feto possa contrarre l’infezione aumenta con il progredire della gravidanza stessa. Ad ogni modo le infezioni tardive, più frequenti, sono anche le meno gravi. Lo spettro delle alterazioni è piuttosto vasto sia nella vita fetale che neonatale (microcefalia, idrocefalia, calcificazioni cerebrali, corionretinite etc) ed i neonati da madre infetta possono manifestare sintomi e manifestazioni anche tardivamente. A volte per stabilire con certezza una eventuale infezione fetale, occorre effettuare la PCR sul liquido amniotico. Le consiglio quindi, a titolo cautelativo, di parlarne con calma con il suo ginecologo. Un saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

Fai la tua domanda Tutte le domande
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Specializzazione

  • Infettivologo