Anonimo

chiede:

Salve dottoressa, sono Martina, ho 22 anni, specializzanda in arte terapia e barista part-time. Mi iscrivo e scrivo con la speranza di avere una risposta professionale ad un problema che da anni pesa sul mio corpo e la mia mente. Il vero picco del problema è scaturito fuori nel momento in cui ho trovato una persona forte e che mi amasse a tal punto da far insorgere in me un forte desiderio di maternità: tutto incominciò molto prima però all’età di 8 anni circa. Mia madre è sempre stata una persona fragile, ha sofferto di esaurimento da una vita e la scelta di un aborto per un figlio malformato è stata per lei la fine della pace e per me l’inizio della sofferenza più tremenda, non ricevetti alcuna spiegazione logica, persi ogni tipo di riferimento: avevo preparato il nido per il mio fratellino, avevo scelto il nome, avevo visto una pancia che poi era sparita ed era rimasto solo dolore, incomprensione, silenzi strazianti. Ho avuto problemi a tenere in braccio neonati fino a poco tempo fa. Mia madre diventò a tutti gli effetti una figlia per me: dovevo stare attenta a non parlarle di certe cose, fare finta di non sentirla quando gridava, piangere strozzando il mio dolore nel cuscino perché se sentiva probabilmente erano botte, al giorno d’oggi vedendomi donna mi ritiene più matura e quasi si vittimizza e richiede il mio aiuto, come tirarsi indietro?? A volte perdo il controllo e mi deprimo pensando che questo ruolo invertito è del tutto innaturale e non posso ignorarlo perché le voglio bene davvero. Mio padre mi è sempre stato vicino, anche a mia madre, quando può “mi sostituisce”. Oggi, matura e innamorata, sento un’irrefrenabile voglia di diventare madre, di dare amore e mi sento pronta a tutto, ho preso la pillola perché mi sento comunque giovane per questo e psicologicamente mi sono sentita a pezzi, più gli ormoni, non facevo che piangere. Mi vedevo crescere il seno, ingrassare un po’ e ho dormito sempre con le mani sulla pancia. Ancora adesso lo faccio, come se portassi in grembo un figlio. Inutile dire che tutto ciò ha portato problemi nella mia vita intima col mio ragazzo, che ha sopportato questo mio problema con fatica. Forse ho dilungato troppo… In sostanza, vorrei capire cosa fare per placarmi. Ho scelto arte terapia non per caso, la mia migliore amica non è a caso una donna che non ha potuto avere figli e il mio ragazzo non è stato, a caso, un figlio che non ha avuto un padre. Per quanto ancora dovrò sentire il peso di un desiderio sfrenato di maternità che spesso mi mette a disagio? Ringrazio chiunque mi abbia concesso questi 5 minuti di lettura, spero in una risposta. Un abbraccio

Cara Martina,
il rapporto con la maternità è stato fin da quando era piccola molto travagliato, si è ritrovata privata di un fratellino senza un motivo, né una spiegazione, e si è dovuta confrontare con una mamma che non stava bene e che ha dovuto crescere un po’ come una figlia. Privandosi lei del supporto e del conforto di una madre. Queste sono ferite che ancora oggi sanguinano quando si immagina madre e desiderosa di un figlio.
Proprio per prendersi cura di sé, del suo dolore e del suo sano desiderio di maternità, le suggerisco un percorso di psicoterapia per sciogliere quei nodi che ancora la tengono legata e la tormentano, per essere aiutata a tagliare il cordone ombelicale che mamma ha legato a lei e da cui mamma si nutre. Solo così potrà riprendersi i suoi spazi e la sua vita e creare davvero, quando sarà il momento giusto, uno spazio accogliente, fisico e mentale, per i suoi figli.
I migliori auguri per la sua vita che le auguro al più presto serena.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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