Anonimo

chiede:

Gentili Dottori, vi scrivo per avere un consiglio. Ho una bimba di quasi 3 anni e ultimamente, senza che ci siano motivi, si comporta facendo capricci e non ubbidendo. Poche volte funziona la nostra strategia, ovvero cercando di toglierle l´attenzione quando si sta comportando male. Per esempio la mattina, non spesso, non si vuole togliere il pigiama e mettersi i pantaloni e neanche le scarpe o i calzini. Quando fa cosi io le dico che torno tra due minuti e che voglio vederla con i pantaloni addosso. Lei inizia a correre in su e giù per la casa, mi dice che non lo vuole fare, mi sbatte la porta in faccia, e a niente valgono le mie insistenze. Questo succede anche per il momento di mettere le cose al suo posto e per lavarsi i denti. Allora dopo mezz´ora di calma da parte mia perdo la pazienza e urlo, le dico che sono arrabbiata ma anche qui poco si ottiene. Un giorno sono riuscita ad ottenere qualcosa quando le ho detto che se non si vestiva andavo via senza di lei. Vi scrivo perché vorrei avere un consiglio riguardo la disciplina da utilizzare in questi casi ma anche e soprattutto per aiutarmi con il mio senso di colpa che si genera tutte le volte che perdo la pazienza. Io non la picchio e non lo farò mai ma la strattono, le urlo e la sposto a volte con fare maldestro e lei mi dice che le faccio la bua. Io mi sento morire. Anche perché io ho avuto una madre che mi picchiava regolarmente, soprattutto sulla faccia e ho dei grandi traumi a riguardo. Ho paura che le stia facendo lo stesso e che possa darle le stesse bruttissime esperienze che ho avuto io. Ma come faccio a calmarmi quando sento che il fuoco della rabbia mi sta raggiungendo? Mi sento proprio inadatta a questo ruolo molte volte. Grazie della vostra risposta. Cordiali saluti,

Cara Roberta, purtroppo non ho nessuna formula magica da proporle contro i classici capricci di sua figlia. Migliaia di madri prima di lei hanno rincorso per tutta la casa i loro figli con una scarpa in mano, e continueranno a farlo le future mamme. Si tratta di un periodo della crescita dei bambini in cui ancora non sono autonomi abbastanza da gestirsi da soli, ma allo stesso tempo oppongono resistenza ai tentativi di mamma e papà di imporre loro le cose da fare. E’ la fase dei no, della ricerca del limite, del capire fin dove possono spingersi e dove il genitore non transige. Prendono le misure, provocano, usano la bizza come arma, ben sapendo che spesso funziona perché il genitore dopo un po’ per stanchezza, o per imbarazzo (se ci sono altre persone presenti) cede. A volte sembra che ingaggino una vera e propria guerra alla pazienza del genitore, e finché non l’hanno fatta esaurire e non hanno provocato una reazione forte (una sgridata coi fiocchi, una punizione, o addirittura uno sculaccione) non si calmano. Chiedono un no forte, anche se apparentemente sembra proprio il contrario. L’errore, umanissimo, che molte madri fanno è quello di vivere questi momenti (peraltro terribilmente faticosi ed emotivamente sfibranti) come un attacco personale, una dichiarazione di non amore da parte del proprio figlio, un modo per dimostrare che non sono brave mamme perché il loro bambino non è ben educato ma fa i capricci. E questo provoca un forte senso di frustrazione e di inadeguatezza, di incapacità a fare la mamma. Ma le assicuro che tutte le madri passano questo momento. È importante per i bambini attraversare questa fase, avere la possibilità di esperire questa loro parte provocatoria e a volte molto rabbiosa, li fa crescere, mettendoli in contatto con la frustrazione del limite e del dover comunque ancora dipendere dai genitori, aiutandoli così a imparare nella vita a gestire altre frustrazioni, ben più grandi e importanti. Nonostante la fatica immensa a cui ci sottopone questo momento di crescita dei nostri figli, il permettere loro di esprimersi liberamente anziché bloccare sul nascere ogni tentativo di mostrare la loro rabbia e frustrazione è regalare loro un’esperienza di crescita sana, che darà loro gli strumenti necessari per affrontare adeguatamente le successive tappe di crescita verso la vita adulta. La invito a vedere il comportamento di sua figlia in questo modo, come una fondamentale tappa del suo sviluppo, non come un attacco personale. Questo può aiutarla a riappacificarsi un po’ con sua figlia, magari a vedere le sue bizze con più ironia e meno rabbia. Il terreno della rabbia per lei è molto scivoloso, le riaccende esperienze dolorosissime della sua infanzia che sono però esperienza sua, non di sua figlia. Nel mestiere di madre, comunque, la rabbia è un’emozione che potrà incontrare molte volte. Se teme che si tratti per lei di un sentimento difficile da gestire, proprio perché le rimanda alla sua infanzia e alla sua paura di commettere gli stessi errori, con tutto il carico di senso di incapacità a fare la madre che questo le porta, la invito a fare un percorso psicologico con un professionista: potrà aiutarla a ritrovare la serenità necessaria per vivere la rabbia come un’emozione sana, anziché qualcosa di cui aver paura perché vissuto come incontrollabile e pericoloso, come purtroppo è stato per lei nella sua esperienza di figlia. Un caro saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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