Anonimo

chiede:

Buongiorno, ho bisogno di un aiuto psicologico riguardo a come affrontare per il resto della mia vita un aborto volontario da me effettuato 2 anni fa all’età di 24 anni alla dodicesima settimana di gravidanza, quando cioè il bimbo è già formato: ha una testa, due braccia e due gambe, solo che invece di essere circa mezzo metro di lunghezza come alla nascita è lungo circa 5 cm, ma è comunque ormai formato; per la questione del dolore non so quanto sia già sviluppato il sistema nervoso, comunque io la trovo una cosa orrenda, atroce e terribile, ma l’ho fatta sebbene con alcune piccole rinunce (rispetto alla felicità che mi avrebbe dato diventare mamma!) avremmo potuto crescerlo tranquillamente. Era un bimbo molto desiderato, volevo tanto averlo, facevo caso all’ovulazione e di tutto e di più per rimanere incinta nonostante vista l’età potessi ancora aspettare qualche anno. Ho fatto e faccio molta introspezione per cercare di capirmi e credo che la mia decisione sia dovuta a tanti fattori, magari anche in parte inconsci: volevo tanto questo bimbo, ma già prima di concepirlo dicevo al padre di mio figlio, cioè quello che era il mio fidanzato (sono andata ad abortire senza dirglielo e l’aveva saputo solo dopo) che ci saremmo lasciati, e quindi tendo a far finire io le relazioni; un po’ avevo dei dubbi, un po’ mi sembrava che un figlio non mi permettesse più di dedicarmi ad altro, un po’ invece sapevo che era quella la mia vera felicità, ma la rifiutavo; un po’ credo sia un mio atteggiamento infantile per essere al centro dell’attenzione e scatenare una rabbia e un senso di ribellione repressi e che quindi scateno con le persone che più mi vogliono bene e che anzi vogliono vedermi felice. Io sono un carattere molto tranquillo e calmo, mi piacciono molto i bimbi, ho anche lavorato in un asilo, ho generalmente pazienza e invece quando sono fidanzata pur sapendo di sbagliare iniziando ad alzare la voce e a litigare pur sapendo di non avere ragione, inizio a fare i capricci e a fare andare tutto male, addirittura fino a interrompere una gravidanza già così avanti. Adesso vorrei poter avere mio figlio, vivere quotidianamente con lui e fare tutte le cose che fanno le mamme coi loro bambini: dargli da mangiare, giocare, cambiarlo, poi tra un po’ portarlo all’asilo, parlare con le maestre, portarlo alle giostre ecc, invece so che questo non accadrà mai per colpa mia, perchè pur essendo di solito una persona generosa, in gravidanza invece ho pensato prima a me e poi a mio figlio, anche se adesso l’unica cosa che vorrei è stare con lui: mi darebbe una felicità che niente e nessuno potranno mai darmi, perchè una persona, soprattutto un figlio, è unico e irripetibile, non è un paio di scarpe che una volta consumate si possono sostituire con altre. Ora conduco una vita all’apparenza tranquilla e normale, ma tutti i giorni e tutto il giorno, ogni tanto anche di notte nei sogni, c’è mio figlio che mi accompagna mentre mangio, mentre cammino, mentre guido, mentre parlo con altre persone. Penso sempre a lui da 2 anni. È un pensiero continuo e di sottofondo. Non so in psicologia quale sia il termine tecnico per descrivere ciò che sto vivendo. È un pensiero negativo perchè il contenuto è mio figlio che nonostante purtroppo abbia preso quella decisione, è la cosa più bella e importante. Perchè alle volte se si percepisce in qualche modo di sbagliare si sbaglia lo stesso? Perchè io che sono di carattere mite mi sono sfogata e ho abortito? E volevo chiederle anche perchè le donne come me che abortiscono quando il bimbo è già formato come le ho scritto precedentemente, non vengono sottoposte a perizia psichiatrica come nei casi di omicidio di persone già nate, perchè anche se è ancora piccolo, è comunque già formato, ripeto, ed è una cosa atroce farlo a pezzi come avviene nell’aborto. La ringrazio.

Buongiorno,

credo possa esserle utile un supporto psicologico al fine di elaborare l’aborto a cui accenna: un primo passo l’ha già fatto con questa richiesta. Con i limiti di una consulenza online e in base a quello che ha scritto, si può ipotizzare una difficoltà nelle relazioni che la porta ad emozioni, pensieri e comportamenti ambivalenti: è importante che ne prenda consapevolezza al fine di sentirsi maggiormente padrona delle scelte della sua vita. In merito all’aver abortito alla dodicesima settimana, credo sia stato doloroso prima di tutto per lei e averlo fatto nei tempi limite previsti dalla legge sull’aborto, fa ipotizzare ad un’indecisione fino all’ultimo e probabilmente a delle paure che si celano dentro di lei rispetto alle relazioni affettive: ma può farcela a superare questo lutto e a migliorare il suo futuro; un percorso psicologico potrà aiutarla ad occuparsi del suo benessere. I migliori auguri.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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  • Psicologo