Anonimo

chiede:

Buongiorno, non so se è il luogo giusto per porre queste domande, sapendo bene che gli psicologi non prescrivono psicofarmaci. Ad ogni modo in passato ho avuto disturbi di depressione, ansia e bulimia, ed è quindi da tanti anni che assumo psicofarmaci. Appena ho scoperto di essere incinta, ho dimezzato lo zoloft da 0,50mg a 0,25mg e Xanax da 0,50 mg a 0,25. Quindi ho dimezzato da sola, con l’intenzione di interromperle. Al ché al primo colloquio al consultorio mi è stato dato un elenco di numeri da chiamare, chiamati “linea rossa” che si occupa di rispondere alle domande relative agli eventuali rischi per il feto di farmaci assunti in gravidanza e allattamento. Mi ha risposto il telefono rosso de Ospedali Riuniti di Bergamo, acui ho esposto i miei dubbi. Mi hanno rassicurata di riprendere la mia terapia a dose intera, che non c’erano rischi per il feto, e che solo alla nascita sarebbe stato monitorato per tre giorni. Al ché mi sono tranquillizzata, anche perché dimezzando i farmaci era aumentata l’ansia e altri sintomi negativi e ho ripreso la mia terapia. Una settimana fa ho eseguito la prima ecografia a 7 settimane, dopo che esami del sangue erano a posto. Il ginecologo ha diagnosticato che non c’era battito, e sapendo dei farmaci che assumevo mi ha terrorizzata sugli effetti negativi in gravidanza. Gli ho spiegato la mia esperienza con il telefono rosso, in cui rispondono esperti medici, e lui ha detto che avrei dovuto denunciarli tutti. A questo punto mi sento responsabile dell’aborto, se davvero fosse colpa dei psicofarmaci li avrei interrotti subito. sono distrutta, il 15 avrò il trattamento per l’espulsione, in ospedale. Da una parte prego che il battito si senta dall’ecografia che mi eseguiranno prima del trattamento. Aiutatemi, sono distrutta. Mi sono trasferita da due mesi in un’altra città, ho scoperto di essere incinta e non ho potuto avere uno psichiatra e uno psicologo a cui rivolgermi subito. Mi sono fidata del consultorio e delle risposte del telefono rosso, pensavo fossero affidabili. Cosa devo fare? Sono distrutta, piango sempre, perché ho perso la mia creatura e perché ho paura che sia colpa mia e dei farmaci maledetti. Grazie

Carissima Caterina, è vero gli psicologi non possono prescrivere farmaci, ma possono documentarsi, e credo di poterla rassicurare in merito alle cause dell’aborto: non sembra essere dipeso dai farmaci da lei citati, infatti non possono cagionare la morte del feto, sebbene possano dare luogo in misura esigua a malformazioni o problemi respiratori (per questo credo le abbiano parlato di monitoraggio alla nascita). Credo anche che lei si sia comportata nella maniera più corretta possibile informandosi nel luogo più consono rispetto la sua problematica. Lo so che queste parole non le restituiscono il passato, ma quanto meno la possono rasserenare dai sensi di colpa. Posso immaginare che la pratica dell’espulsione sarà triste, ma essa è l’esito molto probabilmente di un aborto spontaneo che non è infrequente nelle prime settimane di gestazione. Metabolizzi questa triste esperienza con la consapevolezza di aver agito in modo corretto e consapevole, che si è trattato di un episodio di cui lei è la vittima e non l’artefice. Se sente il bisogno di farlo, si rivolga ai CSM della sua zona, ne parli di questa vicenda, non la renda un tabù, vedrà che così facendo troverà supporto emotivo e non biasimo da parte altrui. Quando si sentirà pronta valuti la possibilità di programmare la prossima gravidanza, e soprattutto lo faccia insieme al suo compagno. Un caro abbraccio.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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