La coagulazione del sangue è quel processo che si verifica nell’organismo con l’obiettivo di trasformare una parte fluida di sangue in una massa solida (coagulo). Questo meccanismo si attiva e si verifica solamente in determinate occasioni per permettere all’organismo di interrompere, come chiarito dal Manuale MSD, di interrompere la fuoriuscita di sangue (emostasi). La coagulazione del sangue deve essere regolare in quanto una eccessiva può provocare l’ostruzione dei vasi sanguigni non interessati dal sanguinamento mentre una insufficiente può determinare un sanguinamento abbondante a seguito di una lieve lesione.

L’attenzione alla coagulazione del sangue durante la gravidanza è legata al fatto che l’emostasi, come riferito in questo studio pubblicato su ScienceDirect, è associata a diversi cambiamenti, tra cui:

  • aumento della maggio parte dei fattori della coagulazione;
  • diminuzione della quantità di anticoagulanti naturali;
  • riduzione dei fibrinolitici.

Quando si verifica un trauma o una lesione che causa la rottura della parete di un vaso sanguigno, le piastrine si attivano in modo da iniziare a tamponare la ferita. Interagendo con altre proteine permettono la formazione della fibrina, i cui filamenti formano una rete che ha lo scopo di intrappolare altre piastrine e le cellule del sangue, in modo da produrre quel coagulo capace di tamponare la lesione.

In questo studio si evidenzia come i cambiamenti che avvengono in gravidanza nel sistema dell’emostasi, che è in costanze e delicato equilibrio, proteggono la donna durante il parto dall’emorragia fatale, ma allo stesso tempo la espone al rischio di manifestazione tromboemboliche.

Se il rischio di complicanze emorragiche è maggiore a ridosso del parto e nel periodo del post-partum a volte si possono manifestare anche durante tutto il periodo della gravidanza. Per questo motivo l’esame sulla coagulazione del sangue e il monitoraggio dei valori PT e PTT si rivela fondamentale.

PT e PTT: cosa significano e cosa sono?

Tra gli indicatori utilizzati per monitorare la coagulazione del sangue si utilizzano due valori: il tempo di protrombina (PT) e il tempo di tromboplastina parziale (PTT).

La protombina è una delle proteine del sangue che viene prodotta dal fegato e che, quando si attiva, porta alla formazione del coagulo. Il PT indica la velocità con il quale il sangue si coagula in base al corretto funzionamento dei fattori della coagulazione coinvolti. Con questo valore si possono valutare disturbi emorragici o della coagulazione.

Il PTT, come riportato dall’Ospedale Niguarda, indica il tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina. Spesso a questi due valori si aggiunge anche l’aPTT, ovvero il tempo dio tromboplastina attivata.

PT e PTT in gravidanza

In gravidanza, sia per i fisiologici cambiamenti che in vista dei rischi legati al parto, il medico può prescrivere il ricorso all’esame dei valori del PT e del PTT. In gravidanza, per effetto dell’aumento della maggior parte dei fattori della coagulazione, il tempo di protrombina (PT) così come il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) si accorciano.

Quando e come si svolge l’esame?

L’Associazione chimica farmaceutica Lombarda tra titolari di Farmacia spiega come nel terzo trimestre, per le donne che intendono ricorrere all’anestesia epidurale o quelle che avranno un parto cesareo, si effettua il dosaggio della PT e della PTT proprio per monitorare lo stato della coagulazione del sangue.

L’esame si effettua tramite il normale prelievo di un campione di sangue e non si richiede una preparazione particolare.

I risultati dell’esame

Esame-PT-PTT
Fonte: iStock

Il test mostra, come riportato dal portale MedLinePlus, quanto tempo ci è voluto per la coagulazione del sangue. Il risultato viene generalmente espresso in secondi.

PT/PTT alto

Un esame del PT/PTT che restituisca un valore più alto rispetto a quelli di riferimento indica che il sangue ha impiegato più tempo del normale per coagularsi. Questa condizione può essere legata a:

  • disturbi del fegato;
  • carenza di vitamina K;
  • malattie genetiche (come l’emofilia);
  • alcune forme di leucemia;
  • malattie autoimmuni;
  • aborti spontanei.

PT/PTT basso

Se al contrario la coagulazione avviene in maniera più rapida di quanto dovrebbe può dipendere da:

  • infiammazione o traumi dei tessuti;
  • cancro al colo, alle ovaie o al pancreas;
  • coagulazione intravascolare disseminata (CID).

È bene sempre ricordare come i risultati del test vadano letti e analizzati da uno specialista anche considerando come bisogna tenere conto dello stato della gravidanza, dell’epoca gestazionale e delle caratteristiche cliniche della donna.

Senza dimenticare come l’esito dell’esame possa essere condizionato da diversi fattori. Chi ha un ematocrito alto, per esempio, potrebbe avere un PT e un PTT alto, così come i valori potrebbero essere alterati dall’assunzione di farmaci come gli antistaminici e l’aspirina.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Esami del Sangue