Quando si parla di mutazioni genetiche si entra in un campo particolarmente ampio e per alcune aree ancora sconosciuto o non del tutto definito. Solo l’evoluzione della ricerca e gli studi condotti hanno consentito nel corso degli anni di individuare condizioni prima ignote o solamente sospettate. Una di queste è la cosiddetta mutazione MTHFR, un difetto genetico legato all’enzima metilentetraidrofolato reduttasi.

Per comprendere il fenomeno e il meccanismo sottostante è utile ricordare, avvalendoci di quanto riportato dall’Ospedale Bambino Gesù, che le informazioni genetiche di ogni essere umano sono contenute nel DNA. Il DNA, che è composto da 23 coppie di cromosomi formata da un cromosoma ereditato dal padre e uno ereditato dalla madre (a eccezione di quelli dell’apparato riproduttivo), è presente in ogni cellula del corpo umano e all’interno dei cromosomi sono contenuti i geni, la sequenza di DNA responsabile dello sviluppo fisico (e non solo) di un essere vivente in quanto è coinvolta nei processi biochimici e metabolici delle cellule. Anche i geni sono presenti in due copie e sono ereditati, come i cromosomi, uno dalla madre e uno dal padre.

Durante la trasmissione dei geni e dei cromosomi possono verificarsi delle alterazioni che possono determinare delle mutazioni. Le mutazioni genetiche, tra cui rientra anche la mutazione MTHFR, possono essere responsabili di malattie congenite (quelle che sono presenti sin dalla nascita) o patologie che si sviluppano con il passare degli anni (come quelle neurodegenerative). Per questo è importante che esistano dei test per individuarle e poterle riconoscere tempestivamente.

La mutazione MTHFR, così come evidenziato dal Cleveland Clinic, è stata studiata in relazione a malattie cardiache, fenomeni di ipertensioni, ictus, disturbo bipolare e altre condizioni.

Cos’è la mutazione MTHFR?

La mutazione MTHFR è quella che riguarda l’enzima metilentetraidrofolato reduttasi. Questo enzima, come riportato da MedlinePlus, svolge un ruolo fondamentale nell’elaborazione degli aminoacidi, i componenti più importanti delle proteine, le sostanze necessarie per la crescita e lo sviluppo dell’organismo.

Tra le principali attività dell’enzima metilentetraidrofolato reduttasi c’è il coinvolgimento per la reazione chimica necessaria per la produzione di folati. L’organismo umano, come precisato dal Center for Disease Control and Prevention (CDC), necessita dei folati per la produzione del DNA e delle proteine.

La mutazione genetica è un cambiamento che avviene nella sequenza di DNA rendendola diversa da quella prevista. La mutazione MTHFR, quindi, determina un aumento dei valori di omocisteina nel sangue e la conseguente riduzione dei livelli di acido folico.

Come si individua?

È importante fin da subito precisare che non tutte le varianti genetiche sono responsabili di patologie, malattie, difetti o problemi di salute. Si utilizza il termine mutazione proprio in riferimento alla variante, più rara, che causa disturbi oggetto di attenzione.

Nel caso della mutazione MTHFR esiste un test genetico per l’individuazione di questa condizione; un test che viene prescritto solamente in alcuni casi, avviene tramite metodi di biologia molecolare che consentono di individuare anche la tipologia di mutazione. Il test genetico è indicato solamente nei soggetti che hanno avuto un evento trombotico, una malattia cardiovascolare o una familiarità di primo grado con soggetti portatori della mutazione.

In un articolo dedicato, i medici del Cleveland Clinic precisano come più che il test genetico possa essere sufficiente l’analisi dei livelli di omocisteina nel sangue. Questo si rivela un test più economico e semplice e adeguato a questo tipo di condizione. Se i valori di omocisteina sono alti, infatti, si procede con il relativo trattamento; se i valori sono normali, invece, anche in presenza di una mutazione MTHFR non è necessario intervenire dal punto di vista clinico.

Le tipologie di mutazione MTHFR

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Fonte iStock

Esistono tantissime tipologie di mutazione MTHFR (questo studio ne riferisce 34 nei soggetti con omocistinuria) e la più comune è la cosiddetta MTHFR C677T dove il numero 677 indica la posizione del gene, la lettera C la parte del DNA prevista e la T la variante del gene.

Le variazioni genetiche possono essere di due tipi: eterozigosi e omozigosi. Nel primo caso la mutazione interessa solo uno dei due geni, mentre nell’eterozigosi entrambi i geni sono mutati. Nell’eterozigosi solitamente il soggetto non presenta sintomi ed è portatore sano, mentre nell’omozigosi vi è un maggior rischio di patologie e complicazioni. Allo stesso tempo però non tutte le variazioni omozigosi sono responsabili dell’aumento dei livelli di omocisteina.

La mutazione C677T è una delle più comuni e, come indicato dal MTHFR Support Methylation and Genomics Institute, la più alta concentrazione di queste mutazioni si trova in Italia.

Delle 34 mutazioni note del gene MTHRF oggi se ne studiano solamente due: quella C677T e quella A1298C. Nella variazione C677T eterozigote si ha il 40% circa di perdita di funzionalità, mentre nella forma omozigote la perdita di funzionalità sale al 70%. Nella mutazione A1298C eterozigote, invece, la perdita di funzionalità è del 20%, mentre è del 40% nelle forme omozigote. Nelle forme miste, C677T e A1298C, la perdita di funzionalità è del 50%.

Sintomi e conseguenze della mutazione MTHFR

In uno studio sull’iperomocisteinemia (l’aumento di omocisteina nel sangue e il segno caratteristico delle mutazioni MTHFR) pubblicato dalla National Library of Medicine (NIH), si evidenzia come questa condizione sia spesso asintomatica e i sintomi dipendono dalla causa sottostante. Generalmente essa provoca affaticamento, intorpidimento, formicolio e perdita di peso.

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda come esistano diversi fattori ambientali e fisiologici (fumo, alcol, caffè, inattività fisica, sesso ed età) che possono influire sulla quantità di omocisteina nel sangue.

In una revisione del 2017 pubblicata sul Journal of Genes and Genomics sono state indicate le malattie multifattoriali associate alle mutazioni MTHFR. Tra le principali rientrno: malattie neurodegenerative, autoimmuni, renali e cardio-cerebrovascolare, cancro, disturbi neuropsichiatrici, diabete e difetti alla nascita.

Rientrano nelle conseguenze delle mutazioni MTHFR anche l’omocistinuria, la condizione nella quale l’organismo non riesce a elaborare l’omocisteina e la metionina provocando problemi alla coagulazione del sangue, disturbi nell’apprendimento, anomalie scheletriche e oculari.

Inoltre le mutazioni del gene MTHFR sono legate a un piccolo aumento del rischio di spina bifida, uno dei più comuni difetti del tubo neurale. Sono state individuate delle correlazioni anche con l’aumento del rischio della perdita di udito legata all’età, l’alopecia areata e l’anencefalia, un difetto del tubo neurale che si verifica durante lo sviluppo del midollo spinale e del cervello.

Terapia e trattamento: quando è possibile?

La presenza di una mutazione MTHFR non è di per sé sinonimo di una malattia; l’attenzione verso queste condizioni è legata ai disturbi che in alcuni casi la variazione genetica determina. Di per sé non esiste una cura vera e propria e il trattamento è prevalente rivolto al controllo dei livelli di omocisteina. Questi possono essere ridotti tramite i folati. Ne esistono diverse tipologie, non solo l’acido folico (noto soprattutto in gravidanza proprio come prevenzione dei difetti del tubo neurale).

I folati, infatti, sono presenti in molti alimenti (soprattutto verdure e agrumi) ma anche in diversi integratori alimentari. Anche in presenza di una mutazione MTHFR, infatti, l’organismo può essere in grado di elaborare i folati in modo sicuro ed efficace.

Anche l’esercizio fisico regolare, in modo specifico quello aerobico come suggerito da questo studio, può contribuire alla riduzione dei livelli di omocisteina nel sangue.

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