Si avvicina la nascita…

Nel corso del terzo trimestre la futura mamma viene sottoposta a una serie di esami per verificare lo stato di salute del bambino in previsione del parto. Si tratta di controlli molto importanti, in quanto il feto potrebbe avere dei problemi, pur senza segnalarli attraverso sintomi riconoscibili. Questi esami sono prescritti sempre se la gravidanza supera il termine e in caso di parti gemellari. Può capitare, però, che vengano fatti eseguire anche prima del termine, per verificare l’evoluzione di problemi particolari che potrebbero essere comparsi nel corso della gravidanza e valutarne le possibili conseguenze sul feto.

=> Esami in Gravidanza: calendario

Il monitoraggio del battito cardiaco fetale

Questo esame consiste nella registrazione del battito del cuore del piccolo ed è il test più diffuso per controllare il benessere fetale. Di norma, questo esame viene eseguito a intervalli regolari, a partire dalla scadenza del termine della gravidanza, cioè oltre la 40a settimana. In caso di necessità, però, il medico lo può prescrivere anche in una fase meno avanzata della gestazione se, per esempio, il feto risulta troppo piccolo rispetto alla sua età gestazionale e, quindi, le sue condizioni devono essere seguite con particolare attenzione. Durante il travaglio, inoltre, il monitoraggio del battito cardiaco fetale viene utilizzato per verificare come il feto reagisce alle contrazioni e se è in grado di sopportare lo sforzo di un parto naturale.

L’ecoflussimetria

Detta anche flussimetria Doppler, è un’ecografia che consente di misurare i flussi di sangue che passano nell’arteria uterina e nel cordone ombelicale (cioè il cavo che racchiude i tre vasi sanguigni attraverso cui si compie il passaggio di ossigeno e nutrimento della placenta al feto). Se dall’esame risulta che i flussi non sono regolari, potrebbe significare che il piccolo è sofferente e si renda necessario un parto anticipato. Nel corso di questo esame è possibile controllare anche le dimensioni del bimbo nel pancione e la quantità di liquido amniotico che lo avvolge. Questo tipo di esame può essere prescritto come esame di controllo nel corso del terzo trimestre, oppure se vi sono dei problemi.

Come si effettua

Sulla pancia della futura mamma si fissano due rivelatori, per mezzo di cinture, che registrano le contrazioni dell’utero e il battito cardiaco fetale. L’esame non è invasivo e non provoca dolore né comporta rischi alla mamma o al bambino.

L’amnioscopia

Consiste nell’esame del colore del liquido amniotico che avvolge il feto e serve per valutare le condizioni del bebè oltre la 40a settimana di gravidanza, cioè superato il termine presunto del parto. Se tutto procede regolarmente, il liquido amniotico dovrebbe essere trasparente e limpido; se invece, il liquido è di colore verde o giallognolo, significa che il piccolo vi ha immesso del meconio (le sue feci) e, quindi, manifesta una sofferenza: a questo punto, il medico deve valutare se è necessario anticipare la nascita.

Come si effettua

Nella vagina della futura mamma viene inserito uno speculum (strumento di acciaio che funge da dilatatore) per permettere l’introduzione nel collo dell’utero di un tubicino di metallo che, grazie alla luce di una minuscola lampadina, consente di illuminare il sacco amniotico e controllare il colore del liquido in esso racchiuso. L’operazione dura pochi minuti e, in genere, provoca solo un leggero fastidio alla gestante.

La cordocentesi

La cordocentesi consiste in un prelievo di sangue dal cordone ombelicale e serve soprattutto a verificare la presenza di malattie e infezioni del bebè nel caso manifesti sintomi di sofferenza nel corso della gravidanza.

Come si effettua

Sotto costante controllo ecografico, un medico specialista introduce un sottile ago in un vaso sanguigno del cordone ombelicale attraverso la parete addominale e l’utero della futura mamma e aspira una piccola quantità  di sangue da esaminare.

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