La diagnostica prenatale delle anemie è oggetto di continua evoluzione e discussione, in quanto con lo sviluppo delle tecniche di biologia molecolare e la continua identificazione di nuovi geni, è sempre maggiore il numero di malattie identificabili con diagnosi prenatale.

Cominceremo questa breve trattazione occupandoci delle Talassemie ed emoglobinopatie.

Le talassemie sono un gruppo di disordini ereditari dovuti alla ridotta (variante +) o assente (variante 0) produzione delle catene globiniche. Come risultato i globuli rossi sono piccoli (microcitosi) e con ridotto contenuto di emoglobina (ipocromia). Tralasciando il problema delle alfa- talassemie, identificabili solo con sofisticate tecniche di biologia molecolare con estrazione di dna dai villi coriali, la cui diagnostica prenatale va a mio parere riservata a feti nella cui famiglia vi sono già casi identificati di questa patologia, di ben maggiore rilevanza è la beta-talassemia, tipica delle nostre regioni.

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Essa è una malattia estremamente eterogenea da un punto di vista molecolare, di cui sono stati identificati almeno 140 difetti genici diversi. La diagnosi prenatale è fattibile dalla 8-10 settimana di gravidanza con prelievo di villi coriali e ricerca delle mutazioni note in nei genitori con tecniche di biologia molecolare. Se uno o più difetti non sono stati identificati con queste tecniche, la diagnosi è fattibile alla 19ma settimana con prelievo di sangue dal funicolo ombelicale e sintesi delle catene globiniche.

Va tuttavia sottolineato che il portatore di trait beta talassemico è facilmente identificabile. Quando ci si trova in presenza di una donna gravida con MCV basso (microcitemica) e bilancio del ferro (sideremia, transferrina, ferritina) normale è molto importante effettuare in tempi rapidi una elettroforesi dell’emoglobina, esame semplice, non invasivo e poco costoso. Se l’Hb foresi è patologica lo stesso esame va eseguito anche nel padre. Se entrambi i genitori sono portatori di trait talassemico è obbligatorio praticare l’amniocentesi. Solo attuando questa strategia si potrà ridurre il numero di malati di morbo di Cooley. Secondo recenti statistiche, infatti, la maggioranza dei malati negli ultimi decenni è legata a un genitore eterozigote misconosciuto (in genere il padre), o a neomutazioni, evento francamente imprevedibile.

L’anemia falciforme o drepanocitosi o malattia da HbS è estremamente comune nell’Africa tropicale e tra i neri americani. In Italia essa è presente quasi esclusivamente in soggetti di origine siciliana. La trasmissione è autosomica recessiva.

Il metodo più sicuro per la diagnosi prenatale è quello di ottenere DNA dal tessuto trofoblastico durante il primo trimestre di gravidanza. In caso di riscontro di feto omozigote (HbSS) i genitori possono decidere di interrompere la gravidanza. La diagnostica prenatale di forme più rare di emoglobinopatie, quali le metemoglobinemie, andrebbe riservato solo a casi molto selezionati dopo consiglio genetico accurato.

Una forma meno conosciuta di anemia o meglio di pancitopenia è l’anemia di Fanconi, la cui trasmissione è autosomica recessiva monogenica. La frequenza dell’eterozigote è di circa 1:300 negli USA e in Europa ma di 1:100 negli Afrikaans del Sud Africa. Tute le razze sono ugualmente colpite. Studi di complementazione hanno dimostrato che la stessa malattia è dovuta ad almeno 8 geni differenti. La diagnosi prenatale è possibile utilizzando il test delle rotture cromosomiche su amniociti in coltura prelevati dalla 16ma settimana di gestazione. Più raramente lo stesso test viene effettuato su campioni di villi coriali prelevati tra la 9.a e la 12.ma settimana di gestazione. La diagnosi è possibile già al primo trimestre su DNA derivato da villo coriale nelle famiglie in cui le mutazioni del gene responsabile sono state identificate.

Difficile è invece la diagnosi prenatale dell’Anemia di Blackfan-Diamond, il cui tipo di ereditarietà è ancora oggetto di studio. Il locus è identificato sul cromosoma 19. Il sospetto diagnostico prenatale andrebbe posto in presenza di malformazioni riscontrabili ecograficamente quali pollice trifalangeo, palatoschisi, malformazioni urogenitali e/o cardiovascolari. Il test delle rotture cromosomiche su dna di villi coriali può essere dirimente.

Un accenno infine va fatto sulla possibile diagnosi prenatale dei deficit enzimatici (G6PD, PK) che è possibile o mediante estrazione di DNA dai villi coriali o con il dosaggio degli enzimi in causa su sangue del funicolo ombelicale. L’utilità di tale screening tuttavia è discutibile in quanto va ricordato che comunque il riscontro di malattia NON è causa di possibile interruzione di gravidanza e la malattia è relativamente benigna.

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