I livelli di colesterolo aumentano durante la gravidanza, specialmente nel secondo e nel terzo trimestre. Questo, spiega l’American Journal of Obstetrics Gynecology (AJOG), è un fenomeno normale anche se solitamente poco attenzionato (tra i controlli di routine in gravidanza, per esempio, non c’è quello sui livelli di colesterolo).

Eppure sono diverse le implicazioni di un eccessivo aumento del colesterolo in gravidanza (ipercolesterolemia) da considerare per le loro gravi conseguenze che potrebbero determinare sia sulla donna che sul feto.

Cos’è il colesterolo e a cosa serve?

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) definisce il colesterolo come una sostanza grassa prodotta dal fegato e introdotta con la dieta (tramite cibi ricchi di grassi animali) che è utile al corretto funzionamento dell’organismo. Contribuisce, infatti, alla sintesi della vitamina D, di alcuni ormoni ed è uno dei costituenti delle membrane delle cellule.

Le lipoproteine sono cellule che si occupano del trasporto del colesterolo tramite il sangue. Esistono due grandi categorie di lipoproteine (le più importanti per la salute cardiovascolare):

  • lipoproteine a bassa densità (LDL);
  • lipoproteine ad alta intensità (HDL).

Le prime si occupano del trasporto del colesterolo sintetizzato dal fegato alle varie cellule del corpo; le seconde di rimuovere il colesterolo in eccesso dai diversi tessuti per riportarlo al fegato che si occuperà poi di eliminarlo.

I valori del colesterolo in gravidanza

Normalmente si parla di ipercolesterolemia, l’aumento di colesterolo (specialmente del colesterolo LDL considerato “cattivo”), quando il valore totale (LDL+HDL) è inferiore a 200 mg/dl e quando il colesterolo LDL è inferiore a 100 mg/dl e il colesterolo HDL non inferiore a 50 mg/dl. In gravidanza, spiega la Società Italiana Scienze Mediche (SISMED), i livelli di colesterolo possono superare i 200 milligrammi per decilitro (mg/dl). L’attenzione verso il colesterolo alto in gravidanza è tale quando i valori superano i 240 ml/dl.

L’esame della colesterolemia viene effettuato mediante prelievo di sangue eseguito a digiuno da almeno 12 ore. La colesterolemia totale è un esame di laboratorio, precisa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che non viene propriamente utilizzato per diagnosticare il colesterolo alto, ma per stimare il rischio di svilupparla o quello di andare incontro a delle complicazioni.

Colesterolo alto in gravidanza: cosa significa?

L’aumento del colesterolo in gravidanza, come riportato in questo studio, è dovuto ai cambiamenti negli ormoni steroidei sessuali e nel metabolismo epatico e adiposo. Durante la gestazione, infatti, si registra un aumento della produzione di steroidi sessuali e l’’aumento della concentrazione di progesterone contribuisce all’aumento dei livelli di LDL. L’elevata concentrazione di estrogeni materni in gravidanza provoca un aumento del colesterolo totale, del colesterolo LDL e dei trigliceridi.

Esiste anche una causa genetica alla base dell’aumento dei livelli di colesterolo in gravidanza, la cosiddetta ipercolesterolemia familiare. È una condizione determinata da un difetto sul cromosoma 19 che causa l’incapacità di rimuovere il colesterolo LDL rendendo i livelli di colesterolo tendenzialmente più alti della norma. La gravidanza determina, come abbiamo visto, un ulteriore aumento esponendo la donna e il feto alle complicazioni tipiche dell’ipercolesterolemia.

Recenti ricerche, come quella condotta dal Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, pubblicata su Environment International e riportata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB), hanno evidenziato una correlazione tra il colesterolo e l’esposizione alle polveri sottili (tra cui il PM2.5) in gravidanza. Queste, infatti, provocano l’aumento della proteina PCSK9 responsabile della regolazione del colesterolo LDL. Dalla ricerca è emerso che l’età gestazionale alla nascita si riduce di una settimana per ogni incremento di 100 mg/dl determinando un aumento del ricorso al parto cesareo.

I valori anormali di LDL e HDL durante la gravidanza, spiega il Manuale MSD riportando uno studio pubblicato su BMC Pregnancy & Childbirth, sono stati associati a un peso placentare elevato e a un rapporto tra peso placentare e peso alla nascita elevato tale da creare un ambiente intrauterino avverso.

Sempre il Manuale MSD, sintetizzando i risultati di uno studio pubblicato su Frontiers in Endocrinology, segnala come il colesterolo alto all’inizio della gravidanza è associato a un peso alla nascita elevato e a un maggior rischio di macrosomia fetale.

Oltre a quanto appena detto bisogna ricordare come tra i rischi associati al colesterolo alto in gravidanza ci sia anche la possibilità di sviluppare ipertensione sia nella donna che nel bambino provocando nella gestante complicazioni come preeclampsia, arterosclerosi, attacchi di cuore, ictus postpartum, parto prematuro e convulsioni.

I bambini nati da donne con elevati livelli di colesterolo hanno un rischio 5 volte maggiore di sviluppare in età adulta condizioni correlate al colesterolo.

Come abbassare il colesterolo

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Fonte: iStock

L’adozione di alcune semplici norme può contribuire a prevenire l’insorgenza del colesterolo alto in gravidanza e di tenere i valori entro margini normali. Innanzitutto seguendo un’alimentazione povera di grassi (prevedendo comunque un apporto quotidiano necessario per lo sviluppo neurologico del feto) e ricca di frutta, verdura e cereali integrali che sono cibi ricchi di fibre che aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo.

Parallelamente, è fondamentale bere molta acqua per evitare la disidratazione responsabile dell’aumento del colesterolo LDL. Durante la gravidanza è utile anche evitare la caffeina e lo zucchero raffinato.

Uno stile di vita sano privo di tabacco e alcol così come una regolare attività fisica (esercizi cardio a bassa intensità come la cyclette, il tapis roulant e il camminare) aiutano a ridurre il cosiddetto colesterolo cattivo e ad aumentare quello buono.

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  • Esami in gravidanza