Sempre più giovani coppie si trovano a dover affrontare il problema dell’infertilità: in Italia si segnalano 30 mila nuovi casi all’anno di infertilità  maschile, circa un terzo di quella generale. Superato il tabù su questo argomento, che prima pare riguardasse solo le donne, oggi si è finalmente superata la falsa idea che sterilità sia sinonimo di mancanza di virilità. Un uomo può vivere una normale e felice vita sessuale e, allo stesso tempo, può non concepire figli.

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A questo punto bisogna definire cosa si intende per infertilità e per sterilità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’American Fertility Society (AFS) una coppia è da considerarsi infertile quando non è in grado di concepire e di avere un bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali; viceversa è da considerarsi sterile quella coppia nella quale uno od entrambi i coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non renda possibile avere dei bambini.

Inoltre vengono definite affette da infertilità secondaria, quelle coppie che non riescono ad avere un bambino dopo una gravidanza coronata da successo. Le cause di questo incremento dei casi di sterilità ed infertilità possono ricondursi a:

  • età media dei coniugi al momento del matrimonio, mediamente più elevata rispetto al passato;
  • difficoltà ed esigenze sociali che inducono la coppia a programmare il concepimento in un’epoca più tardiva;
  • incremento delle malattie sessualmente trasmesse;
  • stress;
  • abitudini voluttuarie (fumo, alcol, ecc.);
  • nuovo ruolo sociale della donna che, essendo sempre più allontanata dal nucleo familiare, convive sempre meno con il proprio coniuge.

In questi ultimi decenni si è registrata una rilevante diminuzione della fecondità nelle classi d’età comprese tra i 21 e i 29 anni più marcata che nelle classi d’età superiori, testimonianza di una progressiva tendenza della donna a concepire più tardivamente. Sappiamo che l’età  della donna, così come dell’uomo, è un fattore che si correla negativamente con la capacità riproduttiva. È vero che la vita media si è allungata, ma non si può dire la stessa cosa dell’età fertile.

Il momento più fertile rimane quello tra i 25 ed i 30 anni. L’effetto negativo dell’età sulla riproduzione ed in particolare sul sistema riproduttivo femminile sembra legato ad una sempre maggiore possibilità di fallimento dei fini sistemi di regolazione dell’unità ipotalamo-ipofisi-ovaio, ad una progressiva diminuita sensibilità delle gonadi allo stimolo gonadotropinico, al frequente sviluppo con l’età di fibromi uterini, alla più lunga esposizione alle malattie infettive.

Nel caso di problematiche relative alla sterilità femminile, le cause sono da ricercare nelle condizioni delle tube di Falloppio e nell’attività ovarica. Nei casi di ostruzione tubarica lieve, e cioè quando il quadro non è tra i più seri (tube congeste o tortuose ecc.) si possono effettuare delle idrotubazioni al settimo-decimo giorno del ciclo, per un massimo di sei cicli. Attualmente nei casi di malattie tubariche (tube impervie, inaccessibili o inaffidabili) o di sterilità meccaniche, si tende a percorrere la strada della fecondazione in vitro o comunque della fecondazione assistita.

Il discorso cambia se la causa della sterilità dipende dal partner maschile. Le cause anche in questo caso possono essere identificate tramite uno spermiogramma, e possono dipendere da:

  • ridotta conta di spermatozoi;
  • ridotta motilità degli spermatozoi;
  • problemi coitali per incapacità di eiaculare o per impotenza;
  • difetti nella forma, per cui gli spermatozoi non possono penetrare la superficie esterna dell’ovocita;
  • l’abuso di alcolici;
  • il fumo;
  • malattie autoimmuni e patologie tumorali;
  • l’esposizione dei testicoli ad agenti tossici ed infettivi.
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