Nel 2016 l’influenza ha colpito un numero di persone più del doppio rispetto all’anno precedente. E solo nell’ultima settimana di rilevazione (la 52ª) i casi stimati sono stati 613.700 rispetto ai soli 115.900 della stessa settimana del 2015, cioè cinque volte di più. Si stima infatti che, durante le due settimane di festività natalizie, circa un milione di italiani siano stati a letto con l’influenza.

Tra i sintomi più frequenti vi sono febbre, stanchezza, mal di testa, nausea, inappetenza, diarrea, vomito, dolori muscolari e articolari, oltre a congestione nasale, mal di gola, raffreddore e tosse.

Le donne in attesa sono, come anziani e bambini al di sotto dei 6 anni, tra le categorie più a rischio di contrarre il virus, a causa del naturale calo delle difese immunitarie tipico di questa condizione fisiologica. Infatti, come spiega Irene Cetin, responsabile dell’U.O. di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, “una donna in gravidanza è più vulnerabile della norma perché, con la crescita del feto, vi sono una serie di adattamenti dell’apparato cardio-respiratorio che limitano le sue capacità di difesa”.

In una gravidanza senza complicazioni, il virus dell’influenza di solito non rappresenta alcun rischio per il feto, ma non bisogna comunque sottovalutarne gli effetti. Un forte rialzo della temperatura (superiore a 38°-38,2°), sebbene non determini nella mamma in attesa dei rischi maggiori rispetto alle donne non incinte, può costituire un problema per il feto. La febbre alta, infatti, attiva le naturali difese immunitarie dell’organismo e può comportare la comparsa di contrazioni dell’utero e di conseguenza determinare a loro volta un parto prematuro.

Per ridurre i sintomi dell’influenza generalmente il medico prescrive farmaci tollerati in gravidanza. Di solito vengono prescritti farmaci a base di paracetamolo, una molecola che sembra non presentare controindicazioni sia per la salute della mamma che per quella del bambino. Ha una funzione antipiretica e antidolorifica.

Nel momento in cui i sintomi dell’influenza, nonostante la terapia seguita, non dovessero scomparire nel giro di pochi giorni, è consigliabile rivolgersi di nuovo al medico curante, in quanto potrebbe essere necessaria l’assunzione di antibiotici specifici per contrastare un’eventuale infezione di origine batterica.

Per non incorrere in inutili rischi, il Ministero della Salute, così come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, consigliano la vaccinazione a tutte le donne che, all’inizio della stagione influenzale (tra novembre e dicembre) si trovino nel 2° o 3° trimestre di gravidanza e rassicurano sul fatto che il vaccino, costituito da virus morti, non comporta alcun rischio per il feto, in nessuna fase della gravidanza.

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