“Siamo obnubilate dai sorrisi dei nostri figli: appena spalancano la bocca dimentichiamo la fatica, la stanchezza, tutte le cose che non vanno come dovrebbero. La maternità però è dura. Puoi pianificarla come credi, dirti ‘allatterò quando dirò io, non dormirà nel lettone’, puoi darti un elenco di regole che, lo capisci poi, rimarranno per lo più teoria. Perché quando tuo figlio arriva non sei più solo tu a decidere”. 

Silvia Segala arriva dritta al punto, non nasconde tutto il bello che c’è ma nemmeno gli spigoli dell’essere mamma: “Ti garantisco – dice – che non avevo nessuna intenzione di far dormire nostra figlia con noi, abbiamo subito questa decisione. Io non ero d’accordo ma era d’accordo lei. E se prima le scelte sono tutte tue, con un neonato il capo non sei più tu, tutte le decisioni le prendi in funzione del tuo bimbo: ci siamo dati comunque dei limiti di tempo, il lettone non sarà sempre affollato. Piuttosto andrò a dormire io nel suo!

Un po’ lo sospettavamo, ma tanto vale ricordarlo: per quanto tu possa pianificare la maternità, che sia per massimi sistemi o punto per punto, ti ritrovi a fare i conti con un umano sotto il metro di altezza che decide per tutti. E, il più delle volte, ti arrendi alla sua volontà.

Sul suo blog mammasportiva Silvia dà alle neomamme (e alle future mamme) consigli sul benessere e l’attività fisica, ben consapevole di quel che significa ritrovarsi a chiedere “posso?” e aspettare una risposta affermativa da parte di un neonato.

“Il parto? Sembrava uno di quelli facili, ma è andato tutto al contrario”

Che la maternità sarebbe stata una faccenda diversa rispetto a quel che si immaginava fantasticandoci su, ci spiega, l’ha capito dal momento in cui sua figlia Petra, che oggi ha un anno, stava per nascere:

Sembrava andasse tutto benissimo, era uno di quei parti modello in cui tutto fila liscio. Contrazioni perfette, dilatazione ottima: a momenti mi mettevo a giocare a ramino con l’ostetrica. “Tre spinte e vedrai che esce”, mi diceva. Ma la bambina forzava per stare dentro. Il suo battito ha iniziato a scendere e stava per strozzarsi con il cordone ombelicale. Il medico è entrato, ha visto i parametri, è sbiancato e mi ha trascinato al volo con il lettino in sala operatoria: cesareo d’urgenza. Ed ero tutto fuorché preparata a questa eventualità. Per fortuna è andata bene: non sono una persona apprensiva, ma lì ho preso davvero paura.

“Se avessi un secondo figlio forse non rifarei l’allattamento a richiesta”

Niente è come te lo aspetti, e anche quando cerchi di prepararti l’idea della maternità è ben diversa dalla realtà della maternità, ribadisce Silvia:

Ci sono anche alcuni momenti di grande sconforto, in cui te la prendi con tutto. A me è capitato ad esempio con l’allattamento: può succedere che la bimba si attacchi a ripetizione, e io ne esco sfinita, prosciugata. Non capita a tutti e non capita sempre, ma quando fanno così non vogliono mangiare altro, esisti solo tu. E a volte è davvero difficile. Se avessi un secondo figlio cercherei di non rifarlo, per come è stato il mio allattamento a richiesta. Non voglio spaventare nessuno, perché ognuno si gestisce al meglio, ogni bambino e ogni mamma sono diversi. Lo sconforto di base deriva per tutti dalla disattesa delle aspettative: vorresti che tutto fosse come lo immagini ma non lo è, puoi fare tutti i piani che ritieni ma se i piccoli poi non sono d’accordo non c’è niente da fare.

Silvia, come molte altre mamme, ha imparato il compromesso tra attesa e realtà: “Quando hai dei figli a maggior ragione le decisioni si prendono insieme: io ho sempre pensato che avrei allattato fino all’anno per una serie di motivi, ma non avevo fatto i conti con la bambina. Non posso forzare la mano, se lei è così la rispetto, finché è ragionevole farlo“.

“Riuscire a fare tutto è difficile: l’aiuto degli altri è fondamentale”

Essere supermamme ok, ma senza “strafare”: è possibile cercare un compromesso tra i bisogni del neonato e quelli della mamma, non sempre inconciliabili, a patto di poter contare su un aiuto esterno. Alle mamme che si chiedono come poter conciliare la gestione di un neonato con la cura di sé, Silvia dà alcuni consigli:

  1. Fatevi aiutare. Vale per tutte, se hai un figlio che fa tutto quel che fai tu senza problemi è un conto, ma la maggior parte dei bambini non è così. Mia figlia non è una scatenata ma non ha ancora mai dormito una notte intera senza svegliarsi da quando è nata. La qualità del sonno è quella che è, le mamme sono abituate, e così pure i papà. Le nostre mamme e le suocere se ci sono possono essere un grande aiuto, ma il papà è fondamentale ed è giusto che partecipi attivamente.
  2. Organizzatevi. I bambini giustamente vogliono attenzione, chiedono di essere coinvolti. Non è quasi mai possibile concentrarsi e dare attenzione a loro contemporaneamente: dividere i momenti, quando si può, è necessario, e anche in questo caso serve un aiuto.
  3. Ricordate che ognuno è una storia a sé. Nessuno ti insegna niente ma tutti vorrebbero insegnarti qualcosa, dimenticando che ogni bambino è a sé e ogni rapporto mamma-bambino è unico: io non potrei gestire il figlio di un’altra donna come gestisco la mia bambina perché ogni cosa è diversa.
  4. Prendevi del tempo. Il tempo di una mamma è diverso perché il bambino quando è molto piccolo ti tiene “in ostaggio”. Se lo allatti, poi, cerca il seno per ogni cosa: per consolarsi, per fame, perché sta mettendo i dentini… è importante però cercare di ritagliarsi del tempo per fare qualcosa per sé. Può essere anche solo una passeggiata o un po’ di attività fisica, perché no, insieme al bambino: io faccio molto sport con mia figlia, a lei piace stare nel passeggino e io “sfrutto” i suoi momenti di tranquillità. Sta iniziando a scoprire il mondo, la porto con me e siamo felici entrambe.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Categorie