In gravidanza, durante lo sviluppo fetale, possono verificarsi complicazioni e problemi di diversa natura, alcuni dei quali possono risultare estremamente pericolosi, se non addirittura letali, per il bambino. È il caso dell’idrope fetale, una condizione che colpisce da 1 su 1500 a 1 su 4000 nascite e che può risolversi spontaneamente o portare a tragiche conseguenze.

Più che una patologia l’idrope fetale è da considerarsi come un sintomo di un problema di fondo più grave solitamente associato al modo in cui l’organismo gestisce i liquidi e può essere considerato come lo stadio terminale di un’ampia serie di malattie.

Idrope fetale: le cause

Si parla di idrope fetale quando vi è l’eccessivo e anomalo accumulo di liquidi in almeno due (o più) aree del corpo di un feto o di un bambino.

Questo fenomeno si verifica in qualsiasi condizione che determini un aumento della velocità di trasudazione dei liquidi dal compartimento vascolare o dei ritardi nel ritorno linfatico alla circolazione. Ciò è dovuto ai difetti del funzionamento del sistema linfatico e del microcircolo (la circolazione del sangue nei vasi ematici posti tra la sezione venosa e quella arteriosa composta da arteriole, capillari e venule).

Esistono due tipologie di idrope fetale: quella di origine immunitaria e quella di origine non immunitaria.

Idrope fetale di origine immunitaria

La prima, la meno comune, può essere determinata da malattie legate al diverso gruppo sanguigno tra madre e feto. Questa condizione provoca anemia che, se non superata, determina l’accumulo di liquido nei tessuti e negli organi del feto, ma anche la malattia emolitica del neonato, caratterizzata dalla distruzione di un elevato numero di globuli rossi del feto. Questa forma di idrope fetale si è nettamente ridotta nel corso degli anni grazie alla somministrazione, alle donne a rischio di incompatibilità Rh, di un particolare farmaco durante la gravidanza.

Idrope fetale di origine non immunitaria

L’idrope non immune, che riguarda circa il 90% di tutte le forme di idrope, invece, può essere causata da anemia grave, difetti cardiaci, difetti polmonari, anomalie cromosomiche, infezioni (come la toxoplasmosi, la rosolia, la varicella, l’AIDS, il citomegalovirus e il parvovirus), malattie del fegato, ma anche patologie materne come ipertiroidismo e diabete gestazionale.

I sintomi dell’idrope fetale

Anche per l’enorme varietà di cause che possono provocare e interferire con l’idrope fetale, questa può manifestarsi con numerosi sintomi. I principali sono la grande quantità di liquido amniotico, gli edemi, il versamento pleurico e pericardico, l’ascite, il gonfiore del fegato e un cambiamento del colore della pelle.

Sintomi più gravi possono determinare distress respiratorio, insufficienza cardiaca, macchie sulla pelle, gonfiore del corpo, anemia e ittero grave.

La varietà di sintomi (e di cause) è legata anche alla possibilità (e facilità) di diagnosticare l’idrope fetale. Spesso viene confusa con altri fenomeni, ma può essere rilevata negli esami prenatali quando è associata ad anomalie cromosomiche.

In caso di gonfiori degli organi, aumento del liquido amniotico o un ispessimento eccessivo della placenta, la diagnosi avviene solamente nel secondo o nel terzo trimestre tramite ecografie, amniocentesi e prelievo del sangue fetale che consentono, nel corso della gravidanza, di monitorare l’evolvere della situazione e determinare la gravità dei sintomi.

Idrope fetale: le conseguenze

Alla luce di quanto appena detto, appare evidente come le conseguenze causate dall’idrope fetale possano risultare gravissime e, in alcuni casi, di difficile trattamento. Tanto che non è raro che la mortalità, anche nonostante i trattamenti eseguiti, rimanga, sia prima che dopo il parto, estremamente elevata.

Il trattamento dell’idrope fetale è da distinguere tra quello eseguibile durante la gravidanza e quello dopo la nascita.

  • Nel primo caso, laddove possibile, spesso si ricorre all’induzione del travaglio precoce con conseguente ricorso al parto cesareo nel caso in cui le condizioni del feto peggiorassero. È possibile valutare anche la trasfusione di sangue intrauterina per ridurre l’entità del problema e prevenire le possibili complicazioni.
  • Dopo la nascita, invece, si valuta la trasfusione di globuli rossi del gruppo sanguigno corrispondente a quello del bambino, i trattamenti e i medicinali per rimuovere il liquido in eccesso e l’utilizzo di un ventilatore per i problemi respiratori.

La prognosi, come detto, è il più delle volte sfavorevole, ma molto dipende dalla causa che determina l’idrope fetale, dall’età gestazionale quando viene effettuata la diagnosi (e quindi dalle percentuali di sopravvivenza in caso di parto pretermine) e dal tipo di interventi eseguiti.

È elevato anche il rischio di complicazioni che il più delle volte, tra aborto spontaneo, morte fetale, morte perinatale e morte neonatale, è infausta. Non è esclusa la sopravvivenza, ma è da considerare che i bambini nati con idrope fetale presentano spesso la rottura dell’appendice, un’ostruzione intestinale e un grave ritardo nello sviluppo neurologico.

L’unica forma di prevenzione riguarda l’idrope fetale immune tramite, nelle donne con incompatibilità materno-fetale del fattore Rh, la somministrazione del farmaco immunoglobulina Rho (RhoGAM) che evita che il sistema immunitario della donna produca gli anticorpi che costituiscono gli agenti scatenanti dell’idrope fetale.

Una gravidanza che è stata segnata da questa condizione non è quasi mai un caso isolato, tanto che può presentarsi anche in gravidanze successive, motivo per cui in questi casi è altamente consigliata una diagnosi genetica.

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  • Patologie in gravidanza