Quando si parla di allattamento al seno si è soliti sottolinearne i benefici, le posizioni, come favorire l’attacco e come gestirlo nel migliore dei modi. In realtà c’è un aspetto spesso trascurato che riguarda il benessere materno e la sua salute mentale (da intendersi sia nel riconoscimento di condizioni cliniche che di percezione di serenità). Questo perché l’allattamento al seno pone delle sfide e delle difficoltà con le quali bisogna confrontarsi per decidere come comportarsi.

Sull’argomento ci sono troppo spesso semplificazioni e narrazioni idilliache ma anche linee guida che, sebbene inevitabilmente debbano esprimere dei commenti fondati sui dati in loro possesso, corrono il rischio di risultare come giudizi freddi e spietati che non contribuiscono alla serenità delle persone (in questo caso in primis le donne).

Non bisogna mai dimenticare, infatti, il contesto culturale e sociale nel quale ci si trova che condiziona inevitabilmente la realtà dei fatti e la percezione delle indicazioni sulle decisioni da prendere. In materia di allattamento è quindi doveroso affrontare con completezza d’informazione il cosiddetto allattamento a richiesta, andando a sottolinearne sia gli aspetti positivi che quelli negativi e critici.

Allattamento a richiesta: cos’è e cosa significa

L’allattamento a richiesta è, in linea generale, l’alternativa all’allattamento a orario (o allattamento programmato). Si fa riferimento a quella modalità di allattamento per cui è il neonato a regolarne il numero e la frequenza.

Nell’allattamento a richiesta, come indica il nome stesso, il bambino chiede e la madre gli offre il seno per soddisfare la sua richiesta. Al contrario nell’allattamento a orario vi è una programmazione che stabilisce gli orari e la frequenza con cui attaccare al seno il bambino.

Nell’allattamento a richiesta, quindi, si riconoscono i segnali tipici che indicano che il bambino ha fame (emissione di suoni acuti prima del pianto, agitazione, mimica della suzione, mettere il pugno in bocca, ruotare la testa alla ricerca del seno, eccetera) e gli si offre il seno.

I vantaggi dell’allattamento a richiesta

L’allattamento a richiesta è la modalità indicata e raccomandata dalle linee guida internazionali. Questo innanzitutto perché è un metodo che asseconda i meccanismi di produzione del latte. Come riportato nel documento Allattare al seno. Un investimento per la vita del Ministero della Salute ogni volta che il bambino si attacca al seno e poppa stimola la produzione di latte.

È la suzione del bambino, infatti, a inviare i segnali all’ipofisi che a sua volta invia segnali per avviare la produzione di latte. Meno si allatta, quindi, minore sarà la produzione di latte.

Il vantaggio principale dell’allattamento a richiesta è però quello di soddisfare le esigenze del bambino, sia in termini prettamente alimentari e nutrizionali, che di serenità, trovando nel seno materno una preziosa forma di conforto e tranquillità. Questo elemento ha un impatto positivo anche sulla tranquillità dei genitori con il bambino che piange di meno.

Parallelamente, in questo modo, il seno tende a svuotarsi completamente fino alla successiva poppata, prevenendo la formazione di ingorghi mammari e fastidi di questo tipo.

Gli svantaggi dell’allattamento a richiesta

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Fonte: iStock

Tra gli aspetti critici dell’allattamento a richiesta c’è sostanzialmente l’essere completamente dipendenti dalle necessità del neonato. Questo tipo di allattamento risulta più faticoso, stancante e vincolante, rendendo impossibile, specialmente nei primi mesi, qualsiasi forma di allontanamento della madre dal bambino.

A questo proposito è doveroso sgomberare subito il campo da una facile, ma riduttiva, semplificazione per cui è normale, giusto e doveroso che la madre si voti così totalmente al proprio bambino. Se è vero che il neonato è il soggetto più debole e fragile e che ha necessità a cui non può rispondere da solo e che diventare genitori significhi anche assumersi una responsabilità e un impegno di questo tipo è altrettanto vero che non si possono sottovalutare o ignorare le implicazioni di questa realtà.

Va poi considerato come impostare una durata della poppata rischia di determinare anche un problema nutrizionale. Essendo la suzione del bambino a regolare la produzione di latte, interrompendola secondo orari prestabiliti può causare l’assunzione da parte del bambino solo della prima parte del latte, ovvero quello povera di grassi. Ed è il motivo per cui in questi casi il bambini potrebbe avere necessità di mangiare con più frequenza in quanto il latte assunto non lo ha saziato a sufficienza.

Allattamento a richiesta o a orario?

Va innanzitutto chiarito, riprendendo quanto indicato in questo studio, che i modelli di allattamento al seno cambiano e sono cambiati nel corso del tempo. Anche a fronte delle continue scoperte scientifiche e delle alternative che si sono rese possibili.

Un aspetto cruciale è legato al fatto che l’allattamento a richiesta è incapace di riconoscere l’importanza della donna. Il successo dell’allattamento al seno dipende anche dall’esperienza della singola madre che, per le proprie caratteristiche o le condizioni personali, sociali, familiari e professionali che vive può non riuscire (o decide di non farlo) di applicare il metodo dell’allattamento a richiesta.

In uno studio dell’European Journal of Public Health si evidenzia come le donne che hanno scelto l’allattamento a orario riportano livelli di benessere più elevato anche per una maggiore quantità di sonno notturno e una minore probabilità di sentirsi esauste. Questo però è stato accompagnato da risultati cognitivi e accademici dei bambini, soprattutto nel medio-lungo periodo più bassi.

Nel Position Statement Allattamento e promozione della salute materno-infantile: focus sulla salute mentale  del Ministero della Salute viene affrontato il delicato problema (che rappresenta per molti ancora un tabù) dell’impatto dell’allattamento sulla salute mentale. Anche in questo caso sono da sottolineare sia gli aspetti positivi dell’allattamento sull’outcome materno delle patologie psichiatriche che quelli negativi. Tanto che “Quando l’allattamento mostra di impattare negativamente sui sintomi psichiatrici materni […] potrà essere presa la decisione ponderata di passare ad un allattamento non più esclusivo”.

Anche per quel che riguarda la depressione post partum, ci sono degli elementi da sottolineare. Se vi è consenso nel considerare l’allattamento ben sostenuto come un fattore protettivo nei confronti dell’insorgenza di disagio mentale nella donna, vi è anche la consapevolezza che una donna che non riesca ad allattare come vorrebbe può provare un senso di inadeguatezza e frustrazione. Questo vale anche per la scelta tra allattamento a richiesta e allattamento a orario.

Non esiste una scelta definitiva e priva di criticità; la scelta è e resta personale da ascrivere alla responsabilità dei genitori nel contesto della loro realtà personale e familiare.

Come regolarizzare le poppate?

La frequenza delle poppate è molto variabile e cambia da bambino a bambino mutando continuamente nel corso dei mesi. Mediamente nei primi mesi il neonato tende a poppare dalle 8 alle 14 volte al giorno.

La regolarizzazione delle poppate avviene in maniera spontanea. Come riferito dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nei primi giorni di vita il bambino può mangiare anche ogni 1-3 ore passando in poche settimane a ogni 2-4 ore.

Un grande cambiamento lo si registra indicativamente dopo i 6 mesi con l’inizio dello svezzamento: assumendo cibo diverso oltre al latte avrà meno bisogno di ricorrere alle poppate.

Fino a quando continuare?

Nell’allattamento a richiesta non ci sono regole fisse e dopo i primi 6 mesi, terminato l’allattamento esclusivo, interviene la scelta di quanto protrarre l’allattamento al seno. Dopo i 6 mesi di allattamento esclusivo le indicazioni, come quelle della Società Italiana di Pediatria, sono di proseguire fino almeno a tutto il primo anno di vita.

L’allattamento oltre il secondo anno va sostenuto senza la preoccupazione di viziare il bambino solamente se è una scelta desiderata sia dalla madre che dal bambino.

3 consigli sull’allattamento a richiesta

1. Riconoscere il pianto

Un aspetto centrale nell’allattamento a richiesta è quello di imparare a riconoscere il pianto del bambino. Attraverso il pianto, infatti, i più piccoli comunicano con il mondo esterno esprimendo disagio, sofferenza e malessere. Non solo fame, quindi. È quindi importante capire di cosa ha bisogno il bambino per allattarlo solo quando ha bisogno ricordando che spesso il seno non è solo fonte di alimentazione e nutrimento, ma anche di consolazione e legame con la madre.

2. Organizzazione

L’allattamento a richiesta espone la donna a un coinvolgimento maggiore ed esclusivo nei confronti del figlio. È quindi indispensabile che per le altre attività quotidiane ci si liberi dagli impegni, come quelli domestici e di accudimento del bambino, in modo da riuscire a riposare e non esaurire rapidamente le energie.

3. Gradualità, pazienza e attenzione

La fine dell’allattamento è un momento essenziale nella crescita del bambino ed è bene prepararlo e arrivarci con gradualità. Il consiglio è quello di procedere sempre a piccoli passi evitando cambiamenti improvvisi e repentini accompagnando il bambino, secondo le sue necessità, a questa piccola grande forma di separazione.

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  • Allattamento