Nel mondo più della metà dei bambini soffre di problemi di malnutrizione e, all’opposto, più del 5% della popolazione infantile risulta sovrappeso. Una fotografia inquietante che mostra come intorno all’alimentazione, sia in difetto che in eccesso, i bambini paghino un dazio elevato, potremmo dire ingiustificato. Specialmente se si considera come il sovrappeso e l’obesità uccidano più persone di quanto uccidano i problemi che portano le persone a essere sottopeso.

Per questo motivo è urgente porre l’attenzione sull’obesità infantile, un fenomeno non banalmente estetico, ma legato alla qualità della vita dei più piccoli e alla prevenzione sulla loro salute sia fisica che psicologica anche in età adulta. Circa il 50% degli adolescenti obesi, infatti, rischia di rimanere tale anche da adulto, con conseguenze drammatiche sia a livello personale che sociale.

Per provare a quantificare l’enormità del problema nel 2020 39 milioni di bambini sotto ai 5 anni erano obesi o sovrappeso. Un fenomeno, quello dell’obesità, che è triplicato rispetto a cinquant’anni fa e che ha oggi raggiunto livelli epidemici, tanto che è lecito interrogarsi sull’efficacia delle campagne preventive che a livello nazionale e internazionale sono state condotte in tal senso.

L’obesità infantile è quindi una vera e propria emergenza (anche considerando i tassi di crescita che si registrano) che va analizzata e compresa nella sua complessità, soprattutto partendo dalla comprensione che non si tratta tanto e solo di un problema di quantità di cibo, ma anche e soprattutto di qualità degli alimenti e dello stile di vita e delle abitudini quotidiane che i bambini imparano durante l’infanzia e difficilmente abbandonano con il passare degli anni.

Un fenomeno, quindi, sul quale pesa inevitabilmente il ruolo delle famiglie, delle scuole, dei centri sportivi e di tutti coloro che si occupano dell’educazione dei bambini e dei ragazzi.

Come si definisce l’obesità infantile?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’obesità e il sovrappeso come un eccessivo o anormale accumulo di grasso che può compromettere la salute. Per stabilire se un soggetto è in sovrappeso o obeso si utilizza l’Indice di Massa Corporea (IMC), ovvero il rapporto tra peso e statura. Si parla di sovrappeso quando l’IMC è superiore a 25 e di obesità quando è superiore a 30.

Definire l’obesità infantile, invece, è più complesso. Questo perché oltre all’IMC bisogna tenere conto dell’età, in quanto nei bambini e negli adolescenti la massa grassa aumenta in valori assoluti con il passare degli anni, ma il rapporto tra altezza e peso si modifica in maniera fisiologica nel tempo e in modo diverso tra maschi e femmine, motivo per cui non è sufficiente un unico valore e si utilizza il sistema delle curve dei centili dell’IMC.

Nei bambini sotto ai 5 anni di età si parla di sovrappeso quando il peso per l’altezza è maggiore di 2 deviazioni standard al di sopra della mediana dei modelli di crescita infantili, mentre si parla di obesità se il rapporto tra peso e altezza è maggiore di 3 deviazioni standard. Nei bambini tra 5 e 19 anni, invece, si ha sovrappeso quando l’IMC per l’età è maggiore di 1 deviazione standard al di sopra della mediana di riferimento delle tabelle di crescita; l’obesità è invece il rapporto superiore a 2 deviazioni standard.

Le cause dell’obesità infantile

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Fonte: iStock

Non sono del tutto noti i meccanismi che determinano l’obesità, ma è chiaro che alla base ci sia uno squilibrio tra l’apporto e il dispendio energetico. Non è, quindi, un problema di quantità di cibo, ma anche s soprattutto dello stile di vita adottato. Infatti a livello mondiale è stato registrato un aumento nell’assunzione di cibi densi di energie ad alto contenuto di zuccheri e grassi e parallelamente di una diminuzione dell’attività fisica dovuta a una quotidianità sempre più sedentaria figlia della crescente urbanizzazione e dei cambiamenti nelle modalità di spostamento.

Non a caso il fenomeno dell’obesità infantile è tipico dei Paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo.

L’obesità infantile è quindi un disturbo che corre prevalentemente su due binari: la scorretta alimentazione e l’aumento della sedentarietà. Dal punto di vista alimentare è da registrare la regolare assunzione di cibi ipercalorici, come quelli provenienti da fast food, snack, prodotti da forno e dolci, ma anche bevande zuccherate, compresi i succhi di frutta e quelle per sostenere l’attività sportiva.

Inoltre, negli ultimi anni è stato registrato un aumento delle quantità delle porzioni, che, oltre a essere più grandi, sono più frequenti, con un apporto calorico maggiore di quanto i bambini spendono ogni giorno.

L’altro elemento della bilancia è lo stile di vita sempre più sedentario. I bambini si muovono poco e gli spostamenti che devono compiere sono il più delle volte su mezzi di trasporto, siano essi pubblici o privati. Inoltre c’è un aumento del tempo trascorso davanti la televisione e lo schermo di PC e console per giocare ai videogiochi.

A questi elementi vanno aggiunti anche i fattori di rischio legati all’età, al sesso, alla suscettibilità genetica, al metabolismo basale, alle caratteristiche familiari e allo stile genitoriale. Non vanno ignorati i fattori psicologici legati allo stress, all’autostima, all’insoddisfazione del proprio corpo, all’ansia e alla depressione per cui l’assunzione esagerata di cibo è la risposta a problemi emozionali o come contrasto alla noia. Anche l’assunzione di alcuni farmaci può essere associata all’obesità infantile.

Un elemento cruciale è poi quello legato ai fattori ambientali. Le moderne politiche sociali e culturali, infatti, fanno del cibo una sorta di ricompensa e di strumento di socializzazione, senza dimenticare come spesso i media passino messaggi diseducativi sulla qualità e la quantità di cibo da assumere. Infine anche le  esigenze lavorative dei genitori inevitabilmente influenzano i comportamenti alimentari e di sedentarietà dei bambini con genitori spesso lontano da casa per lavoro e impossibilitati a seguire e supportare attivamente la crescita dei bambini.

Il rischio di obesità è poi maggiore in alcune fasi dello sviluppo della crescita. Alla nascita, per esempio, bambini con basso peso possono sviluppare un’obesità precoce a seguito di un recupero rapido del peso. L’attenzione va posta anche all’allattamento al seno e allo svezzamento.

L’allattamento al seno prolungato è utile per prevenire le forme di sovrappeso, mentre l’allattamento con latte artificiale associato a uno svezzamento precoce e con alimenti ricchi di proteine può favorire l’insorgenza del sovrappeso e, quindi, dell’obesità infantile.

Tra i 4 e i 6 anni, invece, un aumento di peso rapido porta a un accumulo di grasso tale che può favorire l’obesità. Similmente i ragazzi, specialmente i maschi, che arrivano alla pubertà in sovrappeso possono sperimentare un rapido aumento di massa grassa con conseguente rischio di obesità anche nell’età adulta.

Obesità infantile in Italia e in Europa: i numeri

Abbiamo avuto modo di fotografare l’esplosione (e il peggioramento) del fenomeno dell’obesità infantile negli ultimi anni. Un problema tipico dei Paesi industrializzati e in via di sviluppo come sono quelli dell’Europa e in modo particolare Italia. Il nostro Paese, infatti, come riferisce l’indagine Okkio alla Salute condotta dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanitàè tra i paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare con una percentuale di bambini in sovrappeso del 20,4% e di bambini obesi del 9,4%, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 2,4”.

In Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è triplicata rispetto a cinquant’anni fa e il trend dei Paesi europei non è da meno, considerando come la media sia di 1 bambino su 3 in una condizione di sovrappeso.

Sempre stando a questa indagine, le famiglie coinvolte riferiscono come almeno la metà dei bambini non fa una colazione adeguata, il 25% beve ogni giorno bevande gassate o zuccherate e il consumo di frutta e versura è inferiore a una volta al giorno. Allo stesso tempo quasi la metà dei bambini consuma snack dolci più di 3 giorni a settimana e l’assunzione dei legumi, invece, è nel 38% dei bambini inferiore a una volta a settimana.

Anche per quel che riguarda lo stile di vita, ovviamente, i dati sono spietati: più del 70% dei bambini non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà passa più di 2 ore al giorno davanti alla TV o ai dispositivi elettronici, così come quasi il 15% dorme meno di 9 ore ogni notte.

Rischi e conseguenze dell’obesità infantile

La preoccupazione nei confronti dell’obesità infantile non è legata solo ai numeri allarmanti, ma anche e soprattutto ai rischi associati a questa condizione. L’obesità infantile, infatti, è associata a problemi di salute seri quali diabete di tipo 2, pressione alta, colesterolo alto, malattie cardiovascolari, accumulo di grasso nel fegato, asma, malattie della pelle e problemi ortopedici.

Inoltre l’obesità infantile è associata anche all’aumento di alcune tipologie di tumore come quello all’ovaio, alla prostata, al seno, all’endometrio, alla cistifellea, ai reni e al colon. Senza dimenticare come ci siano tassi maggiori di probabilità di morte prematura e disabilità in età adulta.

Oltre alle conseguenze mediche sono da considerare anche quelle psicologiche, sociali ed emotive. L’obesità infantile, infatti, provoca anche scarsa autostima, depressione, peggioramento del rendimento scolastico ed esporre il bambino a fenomeni di bullismo, discriminazione ed emarginazione. Il tutto ha un effetto deleterio sulla qualità della vita dei bambini.

Come prevenire l’obesità infantile?

La buona notizia è che l’obesità infantile è prevenibile. Per farlo bisogna intervenire fin da subito, senza rimandare il problema radicando abitudini scorrette, sia sull’alimentazione che sullo stile di vita.

Per quel che riguarda l’alimentazione, è fondamentale iniziare ogni giornata con una buona colazione, prevedere uno spuntino sia a metà mattinata che a metà pomeriggio e nei pasti principali (pranzo e cena) prevedere sempre frutta e verdura e scegliere solo uno tra pane, pasta o patate. Lo stile di vita più adeguato è quello che prevede lo stimolo del movimento spontaneo e dello svolgimento di sport aerobico per almeno 60 minuti al giorno.

Tra le raccomandazioni della Società Italiana di Pediatria per prevenire l’obesità infantile rientrano il controllo del peso del bambino, l’attenzione per la qualità e la quantità di ore del sonno notturno, la limitazione dell’uso di fast food, l’evitare bevande zuccherate, energy drink e le bevande alcoliche così come il trascorrere meno di 2 ore al giorno davanti a uno schermo.

Parallelamente è utile seguire i principi della dieta mediterranea per cui l’alimentazione, suddivisa in 5 pasti giornalieri (colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena) deve essere a bassa densità calorica privilegiando le fonti vegetali di proteine rispetto a quelle animali e ai grassi saturi; in questo modo si riesce ad avere un metabolismo sano e a ridurre le infiammazioni a carico dell’organismo.

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  • Salute e Benessere